Il mondo delle star pullula di esempi che mostrano come l’ipoacusia sia un problema diffuso e che non fa sconti nemmeno ai volti più celebri. Addentrandoci poi nell’ambito musicale ci accorgiamo che i cali di udito e gli acufeni sono condizioni estremamente comuni tra artisti e musicisti, a testimonianza di quanto sia dannosa l’esposizione prolungata a volumi troppo alti.
Oggi fortunatamente vediamo sempre più rockstar esibirsi con gli otoprotettori, il che è un bene sia per la loro salute che per il messaggio indiretto trasmesso a chi li guarda. Per arrivare a questa situazione però di acqua sotto ai ponti ne è dovuta passare molta, trascinando con sé nomi del calibro di Eric Clapton, Sting, Ozzy Osbourne e molte altre icone che hanno dominato la scena musicale negli ultimi decenni.
Quello degli artisti con problemi di udito è un tema che noi del team di Pontoni – Udito & Tecnologia conosciamo bene. Pochi mesi fa infatti è uscito in collaborazione con Roberto Curci (responsabile per molti anni delle pagine culturali del “Il Piccolo”) il nostro libro “Per fortuna Beethoven era sordo”: una raccolta di flash biografici di Beethoven e altri artisti e musicisti che, nonostante i loro handicap penalizzanti, sono riusciti ad emergere dando vita a capolavori senza tempo. E pur essendo un argomento perfettamente in linea con quello che trattiamo oggi, c’è una differenza fondamentale: mentre il libro racconta di personaggi che hanno dovuto fare i conti con un destino sfortunato al quale non si sono potuti sottrarre, l’articolo di oggi si occupa di situazioni che, con un po’ di accortezza, avrebbero potuto essere evitate.
L’insorgere di acufeni e problemi di udito infatti, nella maggior parte degli artisti, è causato dalla mancanza di protezioni adeguate durante le esibizioni. E per esibizioni non mi riferisco solamente ai concerti, ma anche alle prove in studio, ai soundcheck prima di salire sul palco e a tutte quelle situazioni “non ufficiali” in cui il volume è comunque particolarmente elevato.
L’acufene di Chris Martin
Lo sa bene Chris Martin, cantante dei famosissimi Coldplay che ormai da 20 anni circa convive con un ronzio costante che non lo lascia mai in pace: l’acufene.
Già nel 2012 era intervenuto al Mirror rivelando che “Prendersi cura delle proprie orecchie è un qualcosa a cui non pensi fino a quando non si presentano i problemi. Ho iniziato ad avere l’acufene 10 anni fa e, solamente dal momento in cui ho iniziato a prendermene cura, il ronzio ha smesso di peggiorare. Avrei voluto agire prima. Adesso durante i concerti utilizzo sempre i tappi per le orecchie per proteggermi”.
A queste parole aveva aggiunto inoltre che l’acufene gli provocava dei mal di testa lancinanti e che, senza le dovute precauzioni, secondo i medici la sua carriera sarebbe stata a rischio.
Da queste dichiarazioni possiamo trarre l’ennesimo esempio di come basti davvero un po’ di superficialità per rischiare di compromettere irrimediabilmente il proprio udito e addirittura la propria intera vita.
Subpac: I concerti dei Coldplay anche per chi ha problemi di udito
Non sappiamo se l’esperienza negativa di Chris Martin sia stata complice di questa decisione, ma da qualche mese il frontman dei Coldplay e il resto della band portano avanti una campagna di inclusione per persone non udenti o con problemi di udito attraverso la fornitura di particolari supporti durante i loro concerti. Parliamo di Subpac: una sorta di zainetto dotato di una tecnologia integrata che permette di sentire fisicamente il suono trasferendo le basse frequenze direttamente sul corpo. Chi l’ha provato parla di una percezione tridimensionale della musica e di una sensazione al di sopra del classico ascolto.
Per promuovere la partnership con Subpac, a Maggio l’account Instagram ufficiale dei Coldplay ha postato:
“Vogliamo che i nostri spettacoli siano il più inclusivi possibile. Per i nostri ospiti non-udenti o ipo-udenti, siamo orgogliosi di fornire @subpac (giubotti per la ricezione di bassi), oltre ad interpreti di lingua dei segni. Se ci dovessimo esibire vicino a casa tua e tu volessi partecipare allo show con un interprete e con i Subpac, scrivi ad [email protected]”.
Guardando poi altri post di utilizzatori e leggendo alcuni commenti sul web, sembra che la tecnologia Subpac sia stata davvero apprezzata (non solo da chi ha problemi di udito!) per la sua capacità far vivere un’esperienza molto più immersiva, inclusiva e autentica a chi altrimenti non ne avrebbe avuto la possibilità.
Sicuramente un’idea innovativa che, data la loro efficacia e visto l’entusiasmo percepito online, spero adottino sempre più realtà in contesti musicali sempre più vasti.
Appuntamento dunque ai prossimi live dei Coldplay, concerti sempre più all’insegna dell’inclusione per tutte le persone con problemi di udito.
A presto!
Dott. Audioprotesista Francesco Pontoni
Responsabile R&S Clarivox – Il primo metodo in Italia che sintonizza il tuo udito con i giusti apparecchi acustici
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